Accademia Kremmerziana Napoletana

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DE  PRIMIS  EXPERIMENTIS  IN  MYRIAM

Per parlare delle mie prime esperienze nella Fratellanza Terapeutico-Magica di Myriam non a caso ho scelto la parola latina “experimentum” che meglio di tutte esprime il duplice significato di esperienza, intesa come esperienza di vita, e di esperimento poiché il carattere distintivo della Magia è quello di Scienza. Fu questa una delle asserzioni che maggiormente mi colpirono quando intrapresi la lettura delle Opere del Kremmerz. Nessuno prima di allora mi aveva mai parlato della magia come scienza, come metodo sperimentale; da nessuna parte avevo letto o incontrato chi riportasse questa antica arte al suo significato e alla sua funzione originali. Ma è meglio procedere con ordine.
Mi sono avvicinato al “mondo dell’occulto” da piccolissimo. Ricevuta una prima educazione cattolica, così come si conviene ai giovinetti della mia società, mi allontanai dalla religione cristiana molto presto, un po’ perché nessuno in famiglia teneva in modo particolare (fortunatamente) alla necessità del culto cattolico, un po’ perché la mia innata curiosità non vi trovò mai risposte alle  molteplici domande, ma soltanto confusione. In un passo di una sua opera Kremmerz afferma che noi italiani siamo diversi dal resto dei nostri fratelli europei: noi vogliamo toccare, vedere, più di ogni altro abbiamo bisogno di prove. Ritengo con sicurezza di incarnare questo spirito giacchè, pur non negando  l’esistenza di una dimensione “soprasensibile”, ho sempre avuto bisogno di addentrarmici e cercare di toccarla con mano. Ero uno spirito di cui forse non avevo neanche ancora consapevolezza, mi limitavo semplicemente a seguire le inclinazioni che la Natura mi aveva dato, interessandomi così a livello molto elementare di tutto ciò che intimoriva il senso comune e delle cose di cui nessuno riusciva a darsi spiegazione. Con la maturità del liceo le domande della mia coscienza cominciarono a prendere forma: chi sono? Da dove vengo? Che senso ha tutto questo? Un punto di partenza forse tipico di chi è giovane, ma che mi è risultato indispensabile per accelerare il passo verso la Via che mi attendeva e che “Dio” aveva scelto per me. Se adesso mi giro e guardo a quegli anni, comprendo che ogni libro letto, ogni sito internet visitato, ogni lezione di filosofia che mi spronava alla Ricerca erano i tasselli del mosaico di un percorso che doveva necessariamente svolgersi in questo modo. E’ il percorso che, per non farla lunga, mi ha condotto a studiare Kremmerz, alle sue opere e all’incontro con l’Accademia Kremmerziana Napoletana.
Vi entrai giovanissimo a soli 18 anni, accolto da splendide persone che subito considerai fratelli e alle quali sono già molto debitore. Poco sapevo dell’Ermetismo, e ancor poco so data la mia giovane età, ma il mio cammino di evoluzione spirituale in questa vita era cominciato e adesso ne divenivo pian piano consapevole.
Lo studio e la pratica cominciarono innanzitutto a sfrondare la mia mente dai pregiudizi e le false opinioni che attorniavano la magia e le scienze ermetiche in generale. Compresi molte cose, il perché si chiamassero scienze “occulte”, il perché non fossero accettate negli ambienti accademici moderni e soprattutto perché fossero circondate dalla patina di apparente mistero e segretezza. Ciò che cominciò a cambiare davvero però fu la mia percezione del mondo e delle cose. Chi si trova in questa Via sa quanto sia difficile esprimere certi concetti o certe modificazioni dell’essere, perciò tenterò di farlo per quanto mi sia possibile.
Mi accorsi che il rapporto con me stesso e con gli altri non era più quello di prima. Nonostante avessi iniziato la pratica da poco più di due anni, i primi cambiamenti, infimi in apparenza, si prospettavano interessanti e forieri di grandi conquiste. La prima credenza che si consolidò fu che il caso non esiste: in tutto il disegno universale, tutto avviene per un motivo ben preciso, spesso non immediatamente comprensibile. Accettai perciò di buon grado la sorte che mi era toccata e la grande sfida che le Scienze Ermetiche hanno lanciato agli uomini dalla notte dei tempi, la conoscenza di sé stessi.
Distolsi l’attenzione da tutti gli oggetti di venerazione del senso comune, tutti posti all’esterno dell’uomo, e da quest’ultimo cominciai a indagare e a riflettere. Il caos delle idee, dei pensieri, delle concezioni e delle religioni del mondo cominciavano pian piano ad entrare in un unico ordine il cui punto di partenza è l’essere umano. Tutto aveva senso dinnanzi ai miei occhi.
Il cambiamento avvenne anche sul piano della materialità fisica, ma fu una conseguenza, non un obiettivo o una causa. L’ambiente familiare divenne più sereno e maturo, molte relazioni sociali o “problemi irrisolti” si appianarono. Persino la mia appena iniziata carriera di studi universitari ha cominciato a dare gradevolissimi frutti.
Iniziai a maturare in una direzione che non è quella delle ordinarie concezioni; ai miei occhi apparve il valore vero di molte concezioni positive, come il rispetto della vita propria e altrui, della libertà e della volontà degli individui, di tutte le creature presenti nella natura, ritenute intelligenti o “morte” dalle opinioni degli uomini. Diversamente da quando accadeva nell’infanzia, non accettai più nulla senza capirne il senso o dandone per scontato lo scopo. E così anche le più banali norme di vita sociale assumevano un altro colore e un nuovo amorevole aspetto alla luce della Consapevolezza. All’inizio ero molto dubbioso e in me continuava a fare capolino il timore, scaturito dalla piccolezza della mente saturniana, che tutti questi cambiamenti fossero soltanto risultati raggiunti grazie ad un lavoro razionale di lettura e messa in pratica di certi concetti, conquiste svuotate di ogni essenza. Ma facendomi coraggio ho continuato a praticare, sorvolando le continue lusinghe e le “ubriacature” del mio piccolo ego, rinnovando la fede in ciò che avevo ottenuto personalmente e sfruttando anzi il dubbio come prezioso strumento di progressione, proprio come il Kremmerz consiglia.
Sarebbe sciocco non ammettere che la Via comincia con un atto di fiducia, specialmente per chi non possiede quella “dignitas naturalis” e deve provare a conquistarla. Tuttavia la mia fiducia, il mio “niente iniziale”, sono stati la base della costruzione del più grandioso edificio che mi sarebbe mai potuto capitare di innalzare, l’Edificio di Dio, un lavoro che ovviamente è appena iniziato e che forse non avrà mai fine. Eppure una sottilissima voce dentro di me, quella stessa voce che ha ispirato tenacemente e irresistibilmente la fiducia verso questa Antica Tradizione, mi sprona a continuare a costruire, ricercare, praticare poiché, come spesso mi capita di dire, la strada dell’Amore e della Verità è talmente eccelsa che vale la pena di percorrerla a prescindere dal successo o dal fallimento.
Probabilmente mi trovo oggi nei pressi di quella piccola porta, ove il capo va chinato per potervi passare, ci vorranno anni di pazienza, costanza e sacrificio prima che quella dimensione oscura si schiuda dinnanzi a me per lasciarmi compiere il Magistero degli Antichi. Ma il mio animo sorride anche ai più bui sforzi, giacchè nessuna dottrina o religione ordinaria dà la possibilità all’uomo di accedere e toccare quei livelli che la Scienza Ermetica non solo promette, ma di cui fornisce gli strumenti di raggiungimento. La “sfida” della felicità, dell’Amore, della fratellanza universale, del “bene pro salute populi” sono reali e da tempo lanciati: sta a noi, in questa nuova era di grandi trasformazioni e consapevolezze, accettarli.
 L’Ermetismo è la scienza di ciò che siamo. In tutte le sue parti. Tutte.

Napoli, 30 Gennaio 2009

                                                                               Puer Lunae