Accademia Kremmerziana Napoletana

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«Nulla sapevo, sono entrato e ho veduto le cose segrete».

(Papiro di Nu, canto 116 – sec. XV a. C.)

 

L’APPELLO AGLI ASPIRANTI ALLA LUCE

 

I

 

Se il progresso della scienza sperimentale, per la conquista dei segreti della natura, ha fatto grande cammino negli ultimi cinquanta anni, nessun passo innanzi ha compiuto la conoscenza delle virtù divine dell’animo umano.

Oggi come prima, come sempre, alla luce del sole pei volgari aspiranti alla conoscenza dei misteri dell’avvenire, non appaiono che due classi: i mistici e i falsi dottori di teorie che non sono a portata di tutti i cervelli.

I mistici sono legioni immense: dall’esagerazione religiosa di coloro che parlano a Dio e ai Santi, ai Profeti e agli Arcangeli, si scende all’evocazione degli spiriti dei morti.

Gli pseudo dottori poi son quelli che cercano con i metodi delle scienze sperimentali ordinarie di parlare con apparenza di dottrina di quella cosa che tutti posseggono e di cui nessuno si dà ragione, cioè l’anima delle creature umane, ricca di virtù e di misteri insondabili.

I mistici parlano per esaltazione psichica e cadono sotto l’esame miscredente degli psichiatri i quali, mistici essi stessi di una scienza bambina, li classificano come soggetti da manicomio e come strumento di esperienze da mostrare al pubblico che non discute le affermazioni di questi pretesi luminari della sapienza ufficialmente accettata.

Grazie a questioni di parole, nelle loro mani il magnetismo è diventato ipnotismo, la mente umana o il principio pensante e volitivo di noi stessi è diventata psiche e sotto tale nome è stata accettata come elemento ufficiale delle esperienze mediche. Ma quanti di essi, che hanno coscienza, non confessano che nella lotta contro questa conquista degli arcani ignoti sperano sempre e non arrivano mai a conclusioni positive?

Eppure il problema dell’anima è sempre il più vivo di quanti ne appassionano le masse.

Tutto il mondo vuol conoscere, tutti desiderano ardentemente sapere che sarà dell’uomo dopo la morte.

Il mistero della morte è il limite a cui si arresta l’investigazione della scienza umana come la si concepisce nelle cliniche e nelle università, ma è pure il limite che l’ermetica deve prendere come punto di partenza per determinare, se possibile, con quale tenuità di materiale l’io pensante può esimersi dalla necessità delle funzioni corporee.

Se lo scheletro è ancora forte, se la carne è ancora vegeta, le cellule vive, il tessuto delle vene elastico, che bisogno vi è di passare per la tomba e rifarsi?

Tu, o Morte, sei la soluzione dell’enigma spirituale nell’uomo vivente e nella profonda custodia della sua anima ignorata.

L’iniziato deve vincere la Morte, sorpassare la schiavitù della legge inesorabile. L’iniziato si propone il solo problema della continuità di coscienza, sorpassare il fiume dell’oblio, il Lete, continuando senza interruzione il sogno della integrazione nei poteri divini.

La scienza sperimentale non risponde al problema e, in mancanza di prove da essa accettate, si contenta di negare ogni sopravvivenza dell’anima o della individualità psichica dell’uomo.

In questo modo si apre la porta alla religione e al misticismo. Poiché religione e misticismo danno quello che la scienza delle università non dà: la speranza di una sopravvivenza libera in un ambiente di giustizia sovrumana e di libertà ideale.

E’ desiderabile che una parola sveli la verità.

Ma il problema del di là non sarà risolto che solo da coloro che arriveranno a conoscere se stessi, cioè la struttura e l’anatomia e la chimica dell’anima propria.

Qui io non intendo alludere alle investigazioni di tanti che in libri e scritti hanno sciorinato volumi di psicologia parolaia per esaminare l’istinto predominante in noi, le virtù morali e la maniera di conquistarle. Queste non sono che ricerche preliminari e tutto questo sciame di scrittori non ha veramente lo scopo di esaminare il problema dell’anima in se stesso, ma relativamente alla società in cui l’uomo vive e alla moralità pretesa dalla società dei viventi come condizione di successo nella vita sociale.

La scienza, dall’astronomia alla chimica, ci ha portato il gran bene di farci ripudiare tutte le idee meschine di un Dio Universale fatto ad immagine e somiglianza dell’uomo, che statue, pitture, simboli hanno radicato nelle tradizioni della plebe. L’Universo infinito, inaccessibile anche ai mezzi di valutazione scientifica, non può essere neanche simbolicamente rappresentato come un uomo immenso, poiché l’uomo è il prodotto della Terra, e la Terra non è che una infinitesima parte dell’infinito Universo.

L’unica concezione scientifica del Dio è questa: la legge che regola nell’equilibrio più perfetto l’Universo.

Questa legge è infinita, sempre e costantemente la stessa, qui e là: sulla terra, nel pensiero intelligente, fuori l’orbita terrestre, nella gravitazione dei mondi visibili, nella traslazione morale delle anime aggruppate in società.

Questa legge è perfetta, poiché non permette violazione di sorta, quindi impossibile il miracolo, se deve violarla, e possibile solo apparentemente se è il prodotto della legge stessa per ragioni ancora ignorate all’uomo.

Questa legge è intelligente perché dona e toglie secondo il merito, concede e sopprime con una giustizia di cui l’uomo è incapace.

Per noi, non esiste che l’Universo con una Legge inesorabile, con un Ordine cui nessuna cosa può sottrarsi.

Se questa Legge intelligente ed inesorabile tu vuoi impersonarla in una figura di uomo, io ti pregherò di non crearti per Dio supremo un idolo. L’Universo è troppo immenso per essere abbracciato in una parola e in una figura umana. Quando gli antichi patriarchi della favola biblica parlavano dell’inesorabile figura di Jeova, che rasentava la crudeltà e mai il capriccio, volevano appunto riferirsi a questa Legge Universale, reggitrice e creatrice di tutto ciò che è, la cui anima è l’essere, cioè l’ente, cioè la sostanza prima immutabile e forma seconda variabile.

Questa legge immutabile è anche intesa sotto l’apparenza di prima sostanza intelligente universale, che scaturisce da tutte le forme delle cose visibili ed invisibili.

Gli antichi sacerdoti delle classiche religioni iniziatiche non si servirono mai di forme definite per rappresentare il primo principio, o la sostanza intelligente; invece abbondarono sempre nelle forme plastiche quando vollero definire i momenti diversi dell’atto creativo, o meglio della incarnazione del Dio Universale.

Per uno zoologo, un fisiologo, un botanico, la massima concezione che egli può farsi di un Dio è di ammettere la Natura come unica e sola divinità da poter essere discussa e studiata. Orbene, tutti i simboli e geroglifici degli antichi sapienti non ci dicono che questo: Eâ ha due facce: una visibile che rappresenta la sua manifestazione nel mondo dei sensi fisici, cioè la Natura dei moderni filosofi materialisti; e l’altra invisibile, che rappresenta lo spirito della Natura, cioè l’Intelligenza, che è legge di ogni manifestazione della Natura, una Forza, una Intelligenza, un’Anima immensa che fa fiorire l’albero, trasparire l’acqua, indurire il minerale e splendere il sole.

L’intelligenza che regola tutte le manifestazioni che colpiscono i nostri sensi è il Dio invisibile dell’Universo, le cui manifestazioni stesse non sono che prove positive della sua esistenza.

Questa intelligenza universale (Dio invisibile) per la costanza ragionevole delle sue manifestazioni è la legge regolatrice della natura Universale.

La conquista dei poteri non è che il diritto ad ottenerli per legge.

Un atleta che si esercita tutto il giorno a sollevare pesanti ferri ha un diritto che precede tutti quegli degli uomini infingardi. Un chimico che lavora intelligentemente all’esame dei corpi della natura ha un diritto di prevalenza su tutti coloro che nella loro vita non si sono mai domandati di cosa è composta l’aria. Non riuscite con mille sforzi a raddrizzare un ferro, ed un fabbro esperto con una energia inferiore alla vostra si farà obbedire dal ferro.

Questo è il diritto al potere.

Una conquista nella legge, non fuori della legge universale.

Chi non comprende questo non è che un pazzo, perché concepisce il potere senza la conquista.

Questo concetto, che è strettamente scientifico e filosofico, è poi una conquista veramente moderna?

Nessuno si è dato profondamente allo studio delle scienze sacerdotali antichissime che per simboli e geroglifici ci hanno tramandato i loro secreti profani, e il sacerdozio Assiro-Babilonese e l’Egizio non avevano il concetto del Dio che come una legge.

Il secreto, il gran secreto dei sacerdoti, era la conoscenza di leggi dell’animo umano, per le quali arrivavano a conquistare poteri meravigliosi che sembravano favole e non sono tali.

La telepatia, gli esperimenti di levitazione, la divinazione accidentale delle cose avvenire per mezzo dei sogni, i segni premonitori delle cose che stanno per succedere, sono tutte cose che già attirano l’attenzione della scienza riconosciuta, ma con risultati incompleti, perché si studia il fenomeno quando si presenta, come nei popoli selvaggi si ha la conoscenza delle eclissi di sole o di luna: constatano l’oscuramento del sole o della luna e non lo spiegano; invece, trattandosi dei casi di coscienza umana intelligente, si deve arrivare:

1. A spiegare il fenomeno (medianità, telepatia, visioni, premonizioni);

2. A produrlo a volontà.

Cioè, perché questa conoscenza dell’anima diventi veramente e strettamente scientifica, si devono studiare le leggi che la regolano e la preparano nelle sue produzioni di fenomeni.

Il metodo soggettivo di investigazione cosciente sul proprio Io, tanto da svilupparne la intensità e raccoglierne i frutti, rappresenta sempre e costantemente il metodo da preferirsi da coloro che desiderano ardentemente di sapere, di conoscere, di progredire.

Scopo di integrazione è l’uomo.

Non perdetelo di vista mai.

Ogni vostra esperienza deve essere fatta sull’uomo: non su di un uomo, ma su di voi stessi; ed inoltre aver coscienza di ogni passo in avanti e la cognizione esatta dei mezzi più omogenei alla provocazione di una stato sentito che è fuori del comune.

 

II

 

Esiste un Mondo secreto che gli uomini intravedono, sospettano, ne sorprendono le manifestazioni e non se ne danno conto.

Per studiarlo occorre:

1. Studiare singolarmente l’uomo secreto che si nasconde in noi.

2. Studiare il mondo secreto invisibile delle anime dei morti, delle divinità e di esseri che mai sono appartenuti ad esseri umani e vivono in un’altra vita.

Il Mondo secreto dovrà contenere tutta la scienza sacra degli antichi sacerdozi, la scienza che trasmuta l’uomo in un dio vivente.

Il Mondo secreto sarà un lavoro di gnosi ricostruttiva della misteriosa scienza dei maghi e sarà dedicato agli aspiranti alla luce, cioè a coloro che, bene equilibrati nelle passioni, puri di ogni desiderio di nuocere, ricchi di volontà e di far bene, si daranno a studiare, a praticare e a speculare per riuscire.

Le parti elementari che servono a raddrizzare le idee sbagliate o malamente apprese, saranno scritte ed esplicate in forma accessibile a tutti; le altre dirò in modo da conservarne la loro intelligenza solamente a quella aristocrazia morale e mentale che a diritto ad elevarsi.

Solo prometto e mantengo che niente nasconderò, e il grande Arcano vi sarà rivelato affinché i candidati al grande sacerdozio vi trovino la conferma delle loro aspirazioni.

Filosofi parolai e scienziati di limitati sensi indagativi, devono far posto ad una scuola razionale di cultura che indicherà la via alla massa perché segni il limite in cui il filosofo deve fondersi allo scienziato e camminare alla conquista della verità pro salute populi.

Esplicitamente il programma dei fatti è nello sforzo di migliorare noi e gli altri nella conoscenza dell’individualità latente in noi, applicare le conquiste alla vita reale, a beneficio dei meno provvisti, combattendo il male sotto qualunque forma di ignoranza e di prepotenza.

Le iniziature sacerdotali preparavano e plasmavano i nuclei eterei umani: l’autoformazione dell’umanità intelligente. La Scuola lo tenta oggi. L’integrazione dei poteri è subordinata allo stato di coscienza che aspira alla potestà ammonia. Essa non fa derivare tali qualità e poteri sopranormali da una grazia concessa da un Dio ignoto, come predicano le religioni, ma studia scientificamente le leggi di produzione di tali fenomeni, leggi ben conosciute da certi sacerdozi speciali, fondatori di religioni. Allena le potestà virtuali dell’organismo vivente provocando, attraverso pratiche tradizionali, l’ascenso individuale per lo sviluppo dell’individuo integrale, ne studia i poteri fisico-psichici e ne dirige l’applicazione in senso utile ai dolori umani (terapeutica ermetica). Essa perciò è una scuola di filosofia pratica, i cui proseliti non hanno che un fine:

Concorrere allo sviluppo della civiltà umana tal quale essa è concepita sotto forma materialistica, innestando tra i suoi fattori di progresso l’esponente della potenzialità animica e spirituale di tutti gli uomini.

La missione ermetica si deve svolgere contro l’ignoranza e la superstizione, in pro delle masse che devono essere redente dalla scienza dell’uomo: quindi un altare della scienza umana contro l’ignoranza. Operare umilmente e oscuramente il bene; pubblicamente e gloriosamente inculcare dovunque che la scienza umana darà a suo tempo il completo assetto alla materia umana, farà la pace nei popoli e combatterà il dolore e la paura della morte.

Agli atei dirai che l’uomo è il sovrano dell’umanità e la sapienza dell’uomo la regina dell’universo.

Ai credenti spiegherai che Dio si manifesta nelle sue creature, come l’albero pel suo frutto.

A tutti insegnerai che la perfezione ermetica è una medicina mirabile che gli Dèi e i Numi dall’Olimpo, sotto spoglie umane, portarono sulla terra tra gli uomini doloranti e feroci, per sanar loro le piaghe cruenti e renderli miti, che Mercurio ne distilla dalle rose fiorenti l’essenza, che Amore la dona ai mortali se Venere raggiante sorride.

 

Giuliano Kremmerz